Americano, ricetta del primo cocktail Italiano

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L’Americano è uno dei grandi classici della miscelazione italiana, il cocktail che più di ogni altro racconta la cultura dell’aperitivo. Non a caso viene considerato il primo aperitivo italiano riconosciuto come cocktail internazionale in lista IBA. È un drink a base di bitter e vermouth, semplice, poco alcolico e con una nota amaricante che lo rende perfetto per accompagnare un momento conviviale.

Rispetto al Negroni, suo “cugino” stretto, l’Americano è meno impegnativo: ha un tenore alcolico più basso, è più facile da bere e mette d’accordo anche chi non è abituato ai cocktail forti.

Vediamo adesso come si prepara, quali ingredienti scegliere e perché questo drink è diventato un’icona della miscelazione.



Ricetta del cocktail Americano

  • 45 ml Bitter
  • 45 ml Vermouth dolce
  • Una spruzzata di soda (acqua frizzante ben fredda)
  • Twist di limone e/o arancia
  • Fetta di arancia (opzionale)

👉 Ricorda: non esiste una ricetta originale universale. L’Americano va visto come un bilanciamento tra un bitter e un vermouth. Oggi è sopravvissuta e si è affermata a livello globale la versione con bitter rosso e vermouth dolce rosso, ma non è sempre stato così.

Strumentazione necessaria

  • Tumbler basso da 35 cl
  • Jigger
  • Bar spoon
  • Pelapatate
  • Tagliere
  • Coltello
  • Paletta per il ghiaccio

👉 Scelta del bicchiere: può essere servito anche in un highball di uguale capienza, soluzione molto fine ed elegante.

Come fare il cocktail Americano

  1. Raffredda un tumbler basso da 35 cl. La cosa migliore sarebbe quella di tenerlo in congelatore, ma va bene anche raffreddarlo con ghiaccio. Se usi ghiaccio ricordati di scolare l’acqua che si è formata durante il raffreddamento del bicchiere;
  2. Versa 45 ml di Bitter e 45 ml di Vermouth. A quests punto, probabilmente, il ghiaccio si sarà ‘assestato’ all’interno del bicchiere. Se è sceso troppo, aggiungi qualche cubetto, il ghiaccio non deve galleggiare;
  3. Versa delicatamente la soda (o acqua frizzante) ben fredda fino a colmare il bicchiere. La soda deve essere freddissima.
  4. Miscela delicatamente dal basso verso l’alto per amalgamare gli ingredienti. Questo passaggio è molto importante per evitare di bere un drink stratificato;
  5. Aggiungi la scorza di limone e/o arancia. La scorza deve essere ‘strizzata’ (twist) sulla superficie del drink. Se vuoi puoi aggiungere anche una fetta di arancia.

👉 La fetta d’arancia è spesso considerata la guarnizione classica dell’Americano, ma non è affatto indispensabile. A livello gustativo aggiunge una nota acida e leggermente dolce che può coprire l’equilibrio del drink. Inoltre è un frutto prezioso: dall’arancia si ricavano sia le scorze, perfette per decorare e profumare l’Americano, sia il succo, che può essere impiegato in altri cocktail. Per questo motivo, se vuoi un risultato più pulito e sostenibile, puoi tranquillamente farne a meno.

Quali Bitter usare per l’Americano

alcune bottiglie di bitter su sfondo bianco. Gagliardo, Berto, Rouge, Carpano, Luxardo, Fusetti, Campari, Martini
Alcuni bitter classici

Il bitter più celebre è senza dubbio il Campari, caratterizzato da un gusto deciso, con note intense di scorza d’arancia, radici amaricanti ed erbe aromatiche. È il classico punto di partenza per un Americano dallo stile tradizionale.

Il Fusetti si distingue per un amaro più morbido e un equilibrio in cui le note agrumate prevalgono, risultando quindi più facile da bere anche per i palati meno abituati all’amaro deciso.

Un’altra valida alternativa è il Luxardo Bitter, più erbaceo e speziato, con un profilo agrumato fresco ma al tempo stesso complesso grazie alla presenza di genziana e assenzio.

una bottiglia di sorbole bitter al limone
Sorbole, bitter al limone

Accanto a questi marchi troviamo molti altri bitter italiani interessanti: Berto con un profilo elegante e leggermente speziato, Casoni più diretto e classico, Rossi d’Angera e Nardini che richiamano tradizioni regionali diverse, fino ai prodotti come il Bitter delle Sirene o il Fusetti Nature che non usano coloranti.

C’è poi la possibilità di utilizzare bitter con un carattere diverso, come ad esempio un bitter al limone. In questo caso l’esempio più rappresentativo è Sorbole, prodotto in Distillering, la distilleria di Cocktail Engineering: un bitter agrumato e luminoso che regala al drink una personalità del tutto nuova. Va però detto che con questo tipo di profilo aromatico la ricetta dell’Americano andrebbe rivista e adattata, e ne parleremo meglio nella sezione dedicata ai twist.

È importante ricordare che, dal punto di vista merceologico, amaro e bitter sono la stessa cosa. Non è obbligatorio che il bitter sia rosso: anche versioni chiare o naturali possono funzionare molto bene, regalando interpretazioni più moderne e fresche dell’Americano.

Quale Vermouth usare nell’Americano

alcune bottiglie di vermouth dolce rosso

Il vermouth dolce è l’ingrediente che bilancia e completa l’amaro del bitter, donando al cocktail rotondità e profondità. Non bisogna però pensare che esista un solo tipo di vermouth adatto: anche all’interno della categoria dolce troviamo interpretazioni molto diverse, capaci di cambiare radicalmente il risultato finale.

Il Carpano Antica Formula è forse il più iconico: corposo, ricco di vaniglia e spezie, con un finale caldo che rende l’Americano pieno e avvolgente. Il Cocchi Vermouth di Torino è invece più elegante, con note di agrumi e cacao che regalano un profilo fresco e raffinato.

Chi cerca qualcosa di più innovativo può orientarsi verso i vermouth artigianali come quelli di Del Professore, che uniscono complessità aromatica e un tocco botanico molto evidente, oppure i vermouth di Berto, che hanno un carattere intenso e speziato, perfetto per chi vuole un Americano deciso.

Il Macchia, inventato da Emilio Rocchino, introduce il Mirto di Sardegna per una variante regionale. I vermouth di Carlo Alberto sono invece riconoscibili per la loro eleganza e rotondità, con una dolcezza più misurata e un profilo molto armonico.

Naturalmente non si possono dimenticare due grandi nomi storici come Martini e Cinzano, che hanno portato il vermouth italiano nel Mondo. Le loro versioni rosse classiche sono più semplici e immediate, ideali per chi vuole un Americano dal gusto fresco e non troppo complesso.

Vale anche la pena sperimentare con vermouth bianchi o ambrati. I bianchi dolci offrono un profilo più delicato, con aromi floreali e agrumati, e richiedono spesso di ridurre leggermente la dose di bitter per non sovrastarli. Gli ambrati, invece, aggiungono una vena speziata e calda, perfetta per rendere l’Americano più ricco e autunnale.

L’Americano come si faceva una volta

Negli anni ’30 l’Americano non era un cocktail codificato con una ricetta fissa, ma piuttosto una famiglia di drink costruiti sullo stesso principio: bitter, vermouth e soda. Le proporzioni variavano in base ai prodotti disponibili e ai gusti locali, e spesso la soda arrivava a costituire metà del bicchiere.

Era un aperitivo leggero, conviviale, servito tanto nei bar eleganti quanto nelle osterie popolari. Lo conferma Mille Misture di Elvezio Grassi (1936), che riporta diverse varianti sotto il nome di Americano, dimostrando quanto fosse un concetto più che una ricetta.

Mille misture di Elvezio Grassi
Mille misture di Elvezio Grassi

La storia dell’Americano

Stralci di giornale che raccontano la storia dell'americano, primo cocktail italiano
Stralci di giornale che raccontano la storia dell’americano, primo cocktail italiano

L’Americano nasce come bilanciamento tra un bitter (o un amaro) e un vermouth. Alla fine dell’Ottocento i primi esempi vedevano quasi sempre l’utilizzo del Fernet, all’epoca più diffuso di altri bitter. Un caso emblematico è il cocktail L’Appetit, che appare in The Flowing Bowl di William Schmidt, dove l’abbinamento tra amaro e vermouth è già ben presente.

Con il nome “Americano” dobbiamo aspettare il Novecento: una delle prime testimonianze si trova in una pubblicità apparsa in Messico, che proponeva un Americano con Campari. Ma questo non significa che l’Americano sia nato con Campari né che il Campari debba essere considerato l’unico bitter “corretto” per la ricetta.

È importante chiarire anche il rapporto con il Negroni: non nasce come “variante” dell’Americano, ma dallo stesso nucleo originario, ovvero l’unione di vermouth e bitter. Probabilmente, nelle prime fasi, Americano e Negroni erano percepiti come varianti dello stesso concetto più che come due cocktail distinti.

In sintesi, l’Americano non è mai stato un’unica ricetta, ma un’idea: il bilanciamento tra bitter e vermouth, che ancora oggi resta la sua essenza.

Per un approfondimento completo puoi leggere la storia dell’Americano curata da Lucio Tucci, guardare la masterclass con Lucio Tucci oppure consultare il libro L’Ora dell’Americano (Hoepli).

Twist e varianti dell’Americano

Su un piano di legno bianco il cocktail "Un Americano a Bologna" preparato con Sorbole, Bitter, Vermputh del Professore rosso e soda. Il cocktail è servito con ghiaccio in untumbler basso ed è decorato con una fetta di arancia essiccata
Un Americano a Bologna, variante con Sorbole – bitter al limone

L’Americano è un cocktail che nasce da un concetto semplice – l’incontro tra un bitter e un vermouth – e proprio per questo si presta a infinite reinterpretazioni.

Un esempio è l’Abissinia, un Americano dal carattere deciso in cui il bitter tradizionale lascia spazio a un bitter all’amarena, mentre il vermouth viene infuso al caffè. Il risultato è un drink con note tostate e fruttate, che unisce l’amaro al profumo intenso del caffè.

Molto diverso è invece Un Americano a Bologna, dove il protagonista è Sorbole, il nostro bitter al limone. Qui la classica impronta amaricante si apre a un’esplosione agrumata, fresca e luminosa. Naturalmente la ricetta deve essere bilanciata in modo diverso, ma dimostra come anche un ingrediente inaspettato come un bitter al limone possa ridefinire il carattere del cocktail.

Un’altra variante interessante è l’Americano Mediterraneo, che prende ispirazione dai profumi del sud: bitter di Pantelleria, liquore ai fiori di sambuco e vermouth creano un mix che richiama l’estate, con una freschezza floreale e agrumata che rende il drink particolarmente aromatico.

Infine c’è Scirocco, una versione radicale che elimina del tutto il vermouth e lo sostituisce con un liquore al sambuco accostato al bitter. In questo caso il risultato è più diretto e minimale, ma allo stesso tempo sorprendente: un cocktail che resta fedele alla logica dell’Americano pur distaccandosene in modo netto.

Questi esempi mostrano come la struttura dell’Americano non sia una gabbia, ma piuttosto una tela su cui sperimentare. Basta variare un ingrediente – cambiare il tipo di bitter, sostituire il vermouth con un’altra base aromatica, inserire note fruttate o floreali – per ottenere nuove sfumature senza perdere l’essenza del drink.

Domande frequenti (FAQ)

Come si fa il cocktail Americano?

L’Americano è un cocktail che ti prepara con tecnica build ovvero direttamente nel bicchiere di servizio amalgamando gli ingredienti. È un cocktail che non ha bisogno di particolare diluizione, a differenza del Negroni.

Quali ingredienti servono per l’Americano?

Bitter e vermouth sono il cuore del drink, completati da soda e scorza di limone o arancia. La soda è l’elemento della diluizione, la scorza di agrume aggiunge un tocco che può essere fresco o caldo, a seconda di quale si sceglie.

Esiste una ricetta originale dell’Americano?

No. L’Americano non nasce come ricetta unica ma come bilanciamento tra bitter e vermouth. Solo in tempi recenti si è consolidata la versione con bitter rosso e vermouth rosso dolce.

Americano e Negroni: che differenza c’è?

Ad oggi la differenza è che nel Negroni c’è il gin e non c’è la soda, tuttavia non è corretto dire che il Negroni nasca come evoluzione dell’Americano: entrambi derivano dallo stesso concetto di vermouth + bitter. Nelle origini erano probabilmente percepiti come lo stesso drink in varianti diverse.

Quanto alcol ha l’Americano?

In media, senza considerare la diluizione, ha un tenore alcolico di circa 13,7% vol. Con l’aggiunta di ghiaccio e soda la gradazione scende attorno all’11,2% vol. La quantità di alcol assoluto in un bicchiere è di circa 14,6 grammi, valori che lo collocano tra i drink a gradazione medio-bassa.

Se vuoi fare questi calcoli in autonomia puoi usare il nostro calcolatore.

Esiste l’Americano analcolico?

Si, può essere preparato con sostituti analcolici del bitter e del vermouth tuttavia il drink non avrà lo stesso sapore.

In che bicchiere si serve l’Americano?

Tradizionalmente in un tumbler basso, ma può essere servito anche in un highball della stessa capienza: una scelta raffinata che valorizza la verticalità del drink.

Quando bere l’Americano?

L’Americano è il cocktail per eccellenza da aperitivo: fresco, leggero e poco alcolico, si inserisce perfettamente nella tradizione italiana del “prima di cena”. È ideale nel tardo pomeriggio, quando si cerca un drink che stimoli l’appetito senza appesantire, ma si presta bene anche a un apericena più lungo, dove può accompagnare diversi assaggi senza mai risultare invadente.

Con cosa accompagnare l’Americano?

Il profilo amaricante dell’Americano si sposa perfettamente con gli stuzzichini tipici dell’aperitivo italiano, olive, taralli, formaggi freschi. Funziona bene anche con piccoli salumi delicati, come una fetta di prosciutto crudo o di mortadella, che accompagnano la bevuta senza coprirne l’equilibrio. In questo senso, l’Americano è uno dei cocktail più versatili in aperitivo perché sa valorizzare la semplicità dei sapori mediterranei.

Conclusione

L’Americano è il cocktail che ha definito l’aperitivo all’italiana: semplice, bilanciato, poco alcolico ma ricco di carattere. La sua storia, le varianti e la sua capacità di evolversi lo rendono un drink senza tempo, ancora oggi protagonista indiscusso dei bar in Italia e nel mondo.

Se vuoi continuare a scoprire segreti e tecniche della miscelazione professionale, puoi entrare nell’Area PRO di Cocktail Engineering e far parte della community di bartender e appassionati che vogliono portare il proprio livello a uno step superiore.

Buona miscelazione,
Giovanni

Autore

  • Giovanni Ceccarelli

    Sono l'ideatore e coordinatore del blog e del progetto Cocktail Engineering. Per pagarmi gli studi universitari dal 2007 ho iniziato a lavorare come bartender in diversi locali tra Pesaro, Fano e la Riviera romagnola. Nel 2010 mi sono laureato in Ingegneria Energetica (ben presto ho capito che questa non era la mia strada). Dal 2011 sono docente in Drink Factory nei corsi di Miscelazione Avanzata e Preparazioni Home made. Dal 2013 al 2016 ho scritto di scienza e cocktail sulla rivista BarTales. Nel 2016 ho aperto questo blog e lavoro come consulente per Vargros per il quale seleziono spezie ed altri ingredienti.

Autore
Giovanni Ceccarelli Divulgatore, docente, consulente