Indice dei contenuti
- L’evoluzione della Tiki Mug: da Simbolo Tiki a decadenza della miscelazione
- Le origini dei cocktail esotici e la scelta del bicchiere perfetto
- L’iconicità dei bicchieri di Donn Beach e l’associazione visiva con i Cocktail
- La nascita della Tiki Mug come icona commerciale
- Le Tiki Mug e l’esperienza del cliente nei cocktail Tiki
- La Tiki Mug oggi: tra collezionismo e cultura popolare
Nel mondo della miscelazione Tiki, pochi elementi sono tanto iconici quanto le Tiki Mug, tazze in ceramica dai design esotici e caratteristici.
Questi oggetti non sono solo contenitori, ma rappresentano simboli di una cultura che ha influenzato la presentazione e il marketing dei cocktail fin dagli anni ’50.
In questo articolo esploreremo l’evoluzione e il ruolo delle Tiki Mug, dalle origini dei cocktail esotici di Donn Beach fino alla loro trasformazione in veri e propri strumenti di marketing e collezionismo, analizzando come il loro impatto sia andato ben oltre il semplice valore estetico.
L’evoluzione della Tiki Mug: da Simbolo Tiki a decadenza della miscelazione
Quando si parla di miscelazione Tiki, uno dei simboli più iconici e identificativi che subito affiorano alla mente è la Tiki Mug.
Con centinaia di varianti in ceramica, dalle forme e colori più diversi, ci si chiede: qual è il vero scopo di questi oggetti ?
Originariamente, la Tiki Mug nasce come elemento distintivo e importante nei cocktail esotici, ma col tempo si è trasformata anche nel simbolo di una miscelazione decadente, superficiale e di basso livello, soprattutto quando il suo uso, spesso sconsiderato e fuori contesto, ha finito per surclassare il bilanciamento e la qualità del drink in essa contenuto.

Le origini dei cocktail esotici e la scelta del bicchiere perfetto
Analizzando il percorso storico dei cocktail esotici di Donn Beach, a partire dagli anni ’30, emerge chiaramente dai menù originali dell’epoca che le Tiki Mug non vi compaiono mai.
In effetti, tutti i cocktail creati da Donn, così come anche le imitazioni e i drink proposti in altri locali del tempo, venivano serviti in bicchieri di vetro o contenitori particolari, molto lontani dalla forma di una Tiki Mug.
Questi potevano includere baby ananas svuotati, bicchieri da pilsner (come per il Doctor Funk), o vetri particolari di design, ideati per servizi da acqua, come nel caso del Pearl Diver.
La ricerca del contenitore del cocktail da parte di Donn era meticolosa e complessa, poiché una semplice valutazione estetica non sarebbe stata sufficiente per raggiungere l’effetto desiderato.
Ogni bicchiere veniva selezionato e utilizzato in funzione del cocktail specifico, rispettando le sue dimensioni e la tecnica di preparazione del drink.
L’iconicità dei bicchieri di Donn Beach e l’associazione visiva con i Cocktail
Con il crescere della popolarità dei drink di Donn, anche la storia dei bicchieri si è trasformata: bicchieri comuni come quello da pilsner utilizzato per il Doctor Funk o il classico collins da 35 cl sono diventati iconici, tanto che quest’ultimo è universalmente riconosciuto come Zombie Glass, a prescindere dal suo utilizzo.
Tutti desideravano i drink di Donn e, non potendo accedere alle sue ricette segrete, tentavano quantomeno di imitare la forma e il colore per ottenere lo stesso impatto visivo del bicchiere di servizio.
Bisogna considerare che, in quegli anni, i bicchieri da cocktail erano prevalentemente i classici collins, coppetta e tumbler da old fashioned, quindi l’uso di un bicchiere diverso creava un effetto visivo di forte impatto.

La nascita della Tiki Mug come icona commerciale
Per oltre vent’anni, nessuna Tiki Mug appare nelle carte dei cocktail delle centinaia di bar esotici; dovremo attendere la metà degli anni ’50 perché figure come Trader Vic inizino a diffonderle, trasformandole in simboli pubblicitari e strumenti di marketing.
L’idea di un bicchiere di servizio unico, destinato a un solo cocktail, nasce proprio dal desiderio di imprimere nella memoria visiva del cliente una connessione tra la forma del bicchiere e il gusto del cocktail.
Le Tiki Mug e l’esperienza del cliente nei cocktail Tiki
Fog Cutter, Suffering Bastard, Tiki Bob, Honi Honi, Scorpion e molti altri: in un’epoca in cui stile di vita e miscelazione erano differenti, queste Tiki Mug divennero veri e propri punti di riferimento per i clienti, aiutandoli a ricordare i cocktail tramite l’associazione visiva con antichi idoli spirituali.
Un’esempio sono le mug a forma di teschio che venivano utilizzate per i drink caldi
Alcune di queste tazze raggiunsero tale fama da definire uno stile, come le Scorpion Bowl, e molti locali le adottarono come simboli di riconoscimento, sfruttandole per costruire un legame di fedeltà con la clientela.

La Tiki Mug oggi: tra collezionismo e cultura popolare
Trader Vic ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione delle Tiki Mug, vendendole anche come souvenir nei suoi locali.
Sebbene non si sappia con certezza chi abbia creato la prima Tiki Mug a forma di totem, la sua popolarità ha dato vita a una vasta cultura di appassionati e collezionisti.
Le Tiki Mug iconiche del periodo, come quelle del Luau di Steve Crane, del Kahiki in Ohio, e quelle ideate da artisti come Shag e Bosko, sono oggi oggetti di grande valore storico e culturale.
Tuttavia, l’immagine delle Tiki Mug ha subito anche un uso eccessivo, diventando spesso un semplice souvenir turistico, talvolta privo di significato.
Le Tiki Mug rappresentano un’evoluzione nella cultura dei cocktail Tiki che unisce estetica, marketing ed esperienza sensoriale.
Anche se a volte sono diventate oggetti turistici privi di contesto, il loro uso, purché consapevole e contestualizzato, può ancora valorizzare la qualità del drink e arricchire l’esperienza del cliente, riportandolo alle radici autentiche della miscelazione Tiki e restituendo a questi oggetti il loro significato originario.
Per quanto riguarda le Tiki Mug è tutto, buona miscelazione !
Gianni
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