Kefir d’acqua (Tibicos): ricetta, fermentazione e usi al bar

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dei grani di kefir d'acqua (tibicos) che stanno fermentando in un barattolo

Il kefir d’acqua è una bevanda fermentata ottenuta fermentando acqua zuccherata grazie a dei grani traslucidi chiamati tibicos. Il risultato è un liquido frizzante, fresco e piacevolmente acido: un fermentato semplice da realizzare ma dal grande potenziale creativo dietro al bancone.

Perché usarlo al bar? Perché la fermentazione offre ai bartender la possibilità di creare sapori unici, dare vita a ingredienti che non si trovano già pronti sul mercato, differenziarsi dai competitor e proporre ai clienti un’esperienza che resta impressa. Il kefir d’acqua, in particolare, è versatile: funziona nei cocktail low e no-alcol, può sostituire una soda, arricchire un highball o diventare la base per twist sui classici.

Se vuoi avere un quadro più ampio sul perché la fermentazione stia diventando un pilastro della miscelazione moderna, ti invito a leggere l’articolo Fermentazione al bar: concetti chiave e applicazioni.

👉 In questo articolo invece scopriremo cos’è il kefir d’acqua, come prepararlo, come mantenerne vivi i grani e come usarlo nei cocktail: dalle basi di fermentazione home made agli spunti pratici per la tua drink list.



Che cosa sono i grani di kefir d’acqua o tibicos

dei grani di kefir d'acqua (tibicos) visti da vicino. sono agglomerati di colore chiaro
Tibicos, i grani di kefir d’acqua

La bevanda kefir d’acqua prende vita da particolari grani traslucidi che agiscono come starter di fermentazione. Anch’essi sono uno SCOBY ma, a differenza di quello del kombucha, i grani non sono una pellicola compatta, ma agglomerati gelatinosi di colore chiaro, formati principalmente da un polisaccaride (destrano) in cui vivono comunità di batteri lattici, batteri acetici e lieviti.

Questa comunità microbica lavora in simbiosi: i lieviti producono anidride carbonica ed etanolo, i LAB convertono zuccheri in acido lattico e altri metaboliti, mentre gli AAB trasformano parte dell’etanolo in acido acetico. Il risultato è una bevanda leggermente acida, fresca, con bollicine naturali e in genere con un basso contenuto alcolico (di solito <1–2%).

I grani di tibicos possono essere coltivati, scambiati o acquistati facilmente online, ma vanno trattati con cura perché sono organismi vivi.

Kefir d’acqua Vs Kefir di latte

È importante non confondere i grani di kefir d’acqua (tibicos) con i grani di kefir di latte: sebbene abbiano un nome simile e una struttura microbiologica paragonabile (anch’essi comunità di batteri e lieviti), lavorano su substrati diversi.

I grani di latte sono specializzati nel metabolizzare il lattosio, lo zucchero del latte, mentre quelli d’acqua fermentano principalmente saccarosio, glucosio e fruttosio. Per questo motivo non sono intercambiabili: non è possibile fare kefir d’acqua con i grani di latte, né viceversa.

Ingredienti e strumenti per fare il Kefir d’acqua

Per produrre il kefir d’acqua servono pochi elementi, ma alcuni dettagli fanno la differenza:

  • Acqua: importante che sia non clorata (va bene da bottiglia o caraffa filtrante). Il cloro può uccidere i microrganismi.
  • Zucchero: il saccarosio è il substrato principale. Puoi usare zucchero bianco, grezzo o integrale a seconda del risultato gustativo che vuoi ottenere.
  • Grani di tibicos: devono essere già attivi e vitali.
  • Contenitore: barattolo di vetro sufficientemente grande;
  • Canovaccio traspirante ed elastico o spago: per coprire il barattolo ed evitare che entrino insetti
  • Colino a maglie fini: per separare il liquido fermentato dai grani
  • Cucchiaio da cucina: meglio se in plastica e con manico lungo.
  • Bilancia e caraffa graduata: per pesare e misurare liquidi, zucchero e grani
  • Imbuto e bottiglie: per travasare e imbottigliare in sicurezza.
  • (Per i bartender) Rifrattometro (°Brix) e pH-metro: strumenti che permettono di standardizzare il prodotto e garantire sicurezza alimentare.

Ricetta del Kefir d’acqua (per 1 litro)

  • 900 mL Acqua non clorata
  • 100 g Zucchero
  • 30 mL Succo fresco di limone filtrato
  • 30-50 g Grani di tibicos
  • Qualche dattero, fico o uvetta essiccata (opzionale)

Come si fa il Kefir d’acqua: la preparazione

  1. Pesa tutti gli ingredienti;
  2. In un barattolo sufficientemente grande, perfettamente pulito, versa l’acqua, il succo di limone e lo zucchero;
  3. Sciogli lo zucchero con il cucchiaio da cucina. Se vuoi velocizzare il processo puoi scaldare l’acqua ma assicurati di farla tornare a temperatura ambiente prima di aggiungere il limone e i grani di tibicos;
  4. Taglia e versa nel barattolo qualche frutto essiccato come datteri, fichi o uvetta;
  5. Aggiungi i grani di tibicos e miscela bene il tutto;
  6. Copri il barattolo con un canovaccio traspirante. Fissalo con un elastico o dello spago: non devono entrare insetti;
  7. Lascia fermentare a temperatura ambiente (20 – 25°C) per 24-72h;
  8. Una volta pronto (assaggia giornalmente per valutare il grado di acidità e aroma desiderato), filtra con il colino per separare i grani e imbottiglia il liquido che dovrà essere stoccato rigorosamente in frigo.

👉 Fermentando con il barattolo aperto e coperto da canovaccio, l’anidride carbonica che si forma in fermentazione viene dispersa, rendendo la bevanda meno frizzante. Oltre questo l’alcol che si produce in fermentazione viene trasformato in acido acetico, quindi il prodotto finale avrà poco alcol.

Seconda fermentazione del kefir d’acqua

Dopo la prima fermentazione, il kefir d’acqua può essere consumato subito oppure sottoposto a una seconda fermentazione. Questa fase serve ad aumentare l’effervescenza, sviluppare aromi più complessi e personalizzare la bevanda con frutta, spezie o erbe.

Per ottenere una buona gasatura è importante imbottigliare leggermente prima del solito: in questo modo rimangono zuccheri residui che i lieviti possono metabolizzare producendo ulteriore CO₂.

👉 Alcuni consigli pratici:

  • Bottiglie di plastica (PET tipo Coca Cola): sono resistenti e permettono di valutare la pressione semplicemente tastando la durezza della bottiglia.
  • Bottiglie di vetro: devono essere specifiche per bevande gassate. È consigliabile non superare 2,5 bar; per maggiore sicurezza usa un afrometro se disponibile. In alternativa, privilegia bottiglie con tappo meccanico da sfiatare una o due volte al giorno.
  • Raffredda le bottiglie prima dell’apertura: mettere la bottiglia in frigorifero abbassa la pressione interna, perché la CO₂ si solubilizza meglio a bassa temperatura, riducendo il rischio di fuoriuscite violente.

La regola d’oro è non lasciare che la pressione salga in maniera incontrollata. Meglio un po’ di attenzione in più che una bottiglia esplosa: sicurezza prima di tutto, sia a casa che dietro il bancone.

Sicurezza, pH, alcol residuo e CO₂

La fermentazione del kefir d’acqua è generalmente sicura, ma dietro al bancone conviene sempre monitorare alcuni parametri chiave, in particolare il pH.

Per controllarlo serve un pH-metro: il valore target è sotto 4.2, considerato una buona soglia di sicurezza microbiologica. Non a caso, spesso si aggiunge succo di limone all’inizio: oltre al gusto, serve anche ad acidificare leggermente il mezzo prima che i microrganismi comincino a lavorare.

Sul fronte alcol, la concentrazione dipende da zuccheri, tempo e temperatura: in genere si colloca tra 0,5% e 2% vol.. Una seconda fermentazione può portare il valore più vicino al limite superiore, perché i lieviti hanno ancora zuccheri residui da consumare.

Infine, non va sottovalutata la pressione della CO₂. In fase di imbottigliamento si può accumulare rapidamente, con il rischio di sovrapressione. Usa sempre bottiglie adatte (PET o vetro specifico per gasati), gestisci i tempi di fermentazione e, se puoi, misura la pressione con un afrometro per evitare spiacevoli “bottle bombs”.

👉 Se vuoi approfondire la gassatura naturale e i rischi legati alla sovrapressione, leggi anche il nostro articolo sulla Ginger beer e il Ginger bug.

Kefir d’acqua al bar: applicazioni pratiche

Per i bartender il tibicos è un ingrediente estremamente duttile, capace di trasformarsi a seconda di come viene gestita la fermentazione.

  • Come liquido dolce-acido: può essere utilizzato alla stregua di un succo di frutta per cocktail, sostituendo i succhi e aggiungendo una componente fermentativa più complessa.
  • Come soda naturale: se sottoposto a seconda fermentazione, diventa effervescente e si presta perfettamente a highball, spritz low-alcolici o cocktail analcolici, offrendo freschezza e bollicine naturali.
  • Come base fermentativa per altre sode: i tibicos possono fermentare non solo acqua e zucchero, ma anche miscele con succhi di frutta, infusi o decotti di spezie, creando vere e proprie sode home made. È l’approccio che abbiamo seguito in Ce l’ho Profumato, esempio di come si possano ottenere bevande uniche e personalizzate.
  • Nei drink low e no-alcol: aggiunge complessità aromatica e profondità, evitando la banalità di semplici succhi o bibite commerciali.
  • Come acidificante: se lasciato fermentare a lungo fino a spingersi verso un profilo più acetico, il kefir d’acqua può essere utilizzato anche come ingrediente acidificante alternativo.

👉 Per altri spunti e confronti, scopri anche come lavoriamo con Kombucha e Kefir di latte.

Come conservare i grani di kefir d’acqua

Il modo migliore per stoccare i tibicos è mantenerli in refrigerazione, in frigo a circa +4 °C, immersi in una soluzione zuccherata leggera. In questo modo i microrganismi restano vivi ma la loro attività rallenta, un po’ come avviene con i lieviti madre.

È importante effettuare un rinfresco periodico (ogni 2–3 settimane), sostituendo l’acqua e lo zucchero, per evitare squilibri microbici. Se il periodo di riposo è stato molto lungo, conviene eseguire 1–2 cicli di fermentazione a temperatura ambiente prima di tornare a usare i grani per produrre kefir: servirà a riportarli alla piena vitalità.

Sconsigliamo invece pratiche come congelamento o essiccazione: pur essendo possibili, riducono la vitalità dei grani e compromettono la stabilità della comunità microbica, rendendo più difficile ottenere fermentazioni regolari.

Domande frequenti sul Kefir d’acqua (FAQ)

Che differenza c’è tra kefir d’acqua e kefir di latte?

Il kefir di latte fermenta il lattosio grazie a microrganismi specifici, mentre il kefir d’acqua lavora su zuccheri semplici disciolti in acqua. Non sono intercambiabili.

Posso usare zuccheri diversi dal bianco?

Sì, puoi utilizzare zucchero bianco, grezzo o integrale, oppure creare blend personalizzati per variare il profilo aromatico della bevanda.

A cosa serve la frutta essiccata nel kefir d’acqua?

La frutta essiccata, come fichi, datteri o uvetta, arricchisce il kefir con aromi naturali e note più complesse, ma non è obbligatoria.

Quanto alcol contiene il kefir d’acqua?

In genere varia tra 0,5% e 2% vol., a seconda di zuccheri, tempo e temperatura. Una seconda fermentazione può portare il valore più vicino al limite superiore.

Come si conservano a lungo i grani di kefir d’acqua?

Il metodo migliore è la refrigerazione in frigo, con rinfreschi periodici. Se il riposo è lungo, fai 1–2 fermentazioni a temperatura ambiente prima di riutilizzarli.

Posso usare i grani di kefir di latte per fare kefir d’acqua?

No, i due tipi di grani hanno comunità microbiche differenti e non funzionano sullo stesso substrato.

Il kefir d’acqua è senza lattosio e senza glutine?

Sì, il kefir d’acqua è naturalmente privo di lattosio e gluten free, salvo contaminazioni esterne.

Quanto dura il kefir d’acqua una volta pronto?

Conservato in frigo, si mantiene fresco per 3–5 giorni. Dopo tende ad acidificarsi sempre di più, fino a diventare acetico.

Porta i fermentati nel tuo bar

Il kefir d’acqua è solo uno dei tanti fermentati che possono arricchire la tua drink list con aromi unici e sorprendenti. Se vuoi imparare a prepararli in modo sicuro e creativo, e scoprire come portarli davvero al livello professionale, entra nell’Area PRO di Cocktail Engineering.

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Buona miscelazione,
Giovanni

Autore

  • Giovanni Ceccarelli

    Sono l'ideatore e coordinatore del blog e del progetto Cocktail Engineering. Per pagarmi gli studi universitari dal 2007 ho iniziato a lavorare come bartender in diversi locali tra Pesaro, Fano e la Riviera romagnola. Nel 2010 mi sono laureato in Ingegneria Energetica (ben presto ho capito che questa non era la mia strada). Dal 2011 sono docente in Drink Factory nei corsi di Miscelazione Avanzata e Preparazioni Home made. Dal 2013 al 2016 ho scritto di scienza e cocktail sulla rivista BarTales. Nel 2016 ho aperto questo blog e lavoro come consulente per Vargros per il quale seleziono spezie ed altri ingredienti.

Autore
Giovanni Ceccarelli Divulgatore, docente, consulente