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Nel 2022 si è verificata una piacevole sorpresa: secondo il magazine Drinks International, il “Negroni” è risultato essere il cocktail più venduto e consumato al mondo, superando classici della miscelazione come l’“Old-Fashioned” e il “Dry Martini”.
È stata una grande soddisfazione, per molti, se non per tutti, i bartender italiani vedere la combinazione più rappresentativa del panorama italiano raggiungere la vetta dei cocktail più richiesti a livello globale.
Tuttavia, prima della sua proclamazione, il mix di Vermouth, Bitter e Gin è stato al centro di diverse dispute e controversie, dovute alla mancanza di informazioni certe sulla sua evoluzione, una situazione comune anche per molte altre bevande miscelate.
Leggende o storie sul cocktail Negroni
La storia del “Negroni” ci viene raccontata dal barman Luca Picchi nel suo libro “Negroni Cocktail. Una leggenda italiana“, che documenta i protagonisti e i luoghi in cui questo iconico mix fece la sua comparsa, intorno alle prime decadi del XX secolo.
Fu tra il 1917 e il 1920 che questa bevanda tanto discussa nacque a Firenze, presso il Caffè Casoni in via de’ Tornabuoni (in seguito diventato il Caffè Giacosa), quando il conte Camillo Negroni chiese al barman Fosco Scarselli di “irrobustire” il suo Americano con alcune gocce di gin.
Fu così che nel giro di poco tempo, l’abitudine del conte contagiò altri avventori, che iniziarono a chiedere “un Americano alla maniera del conte Negroni”, abbreviando successivamente la richiesta in un semplice “Negroni”.
La ricostruzione della storia di questo cocktail si basa sia su testimonianze orali sia su documentazioni scritte. Tra queste ultime, spicca una lettera datata 13 ottobre 1920, scritta dall’antiquario londinese Mr. Francis Harper all’amico Camillo Negroni. In questa lettera, per la prima volta, si trova una prova tangibile della storia del drink.
Dal punto di vista storico, un passaggio significativo della lettera offre una testimonianza interessante: il nome “Negroni” non era più solo un cognome, ma rappresentava ormai una bevanda miscelata ben definita. La lettera riporta infatti:
“You must not take more than 20 Negronis in one day”
Questa affermazione, che potrebbe disorientare chiunque se si pensa alle misure dei cocktail attuali (circa 9-12 cl.), porta a una logica conclusione: all’epoca il drink veniva probabilmente servito in piccoli calici da cordiale (circa 3 cl.), comunemente utilizzati per il Vermouth o altri liquori. Questo dettaglio rende più plausibile il consumo di venti “Negroni” al giorno.
Un’altra significativa testimonianza scritta è la caricatura del conte Camillo Negroni realizzata da Bonfantini nel 1926. Sul retro dell’opera si legge: “Conte Negroni Camillo – Il signore che inventò il famoso aperitivo Negroni.”
Si tratta di una prova importante, che non lascia dubbi sulla creazione del cocktail e sul suo ideatore.
1947 – “Cocktails Portfolio” di Amedeo Gandiglio e Ettore Sottsass
A circa 20 anni di distanza dalla sua creazione, troviamo un’altra testimonianza scritta significativa in Italia: il testo “Cocktails Portfolio” di Amedeo Gandiglio ed Ettore Sottsass. Questo libro, riscoperto solo negli ultimi anni, contiene la prima ricetta scritta del “Negroni” documentata in Italia.
ASMARA O NEGRONI
Nel mixing-glass : qualche goccia di Bitter Campari – 2/3 Gordon Gin – 1/3 Vermouth Grassotti bianco – buccia d’arancia; scuotere bene e servite nel Cocktail-glass n. 8.
NEGRONI
Nel bicchiere da acqua : un pezzo di ghiaccio – 1/3 Bitter Campari – 1/3 Vermouth Grassotti rosso – 1/3 Gin – 1 buccia d’arancia; servire con del selz.
Per quanto riguarda le testimonianze orali sull’origine del cocktail, un’importante informazione emerge alla fine degli anni ’50, quando un’azienda di Treviso lanciò sul mercato un prodotto già pronto e imbottigliato chiamato “Old Negroni Cocktail”.
In quell’occasione, la Campari intentò una causa contro l’azienda in questione. Durante il processo furono presentate testimonianze significative, tra cui quella di Fosco Scarselli e altri barman dell’epoca, oltre a dichiarazioni di clienti che affermarono che il cocktail “Negroni” era stato creato a Firenze negli anni ’20.
Un’ulteriore testimonianza si colloca in occasione di un evento speciale avvenuto nel novembre del 1962 a Saint Vincent, in Valle d’Aosta. Durante un’iniziativa organizzata dall’attuale A.I.B.E.S., a Fosco Scarselli fu conferita una medaglia al merito per aver creato il cocktail “Negroni”.
L’evento fu riportato su diversi quotidiani dell’epoca, tra cui un articolo particolarmente interessante pubblicato dal Corriere della Sera il 15 novembre. Il pezzo, scritto dal giornalista Enzo Grazzini, ricordava i suoi trascorsi al Caffè Casoni, dove ebbe occasione di conoscere sia Scarselli che il conte Negroni.
1962 – “Corriere della Sera”, 15 Novembre
Duecento baristi in gara fra un bicchiere e una barzelletta
Sarà presente anche Fosco del «Casoni» che, preparando un aperitivo al conte Negroni, creò quarant’anni fa uno dei più celebri “cocktails” del mondo – Saint Vincent 14 nov., notte.
Anch’io, più di quarant’anni fa, ho conosciuto Fosco, il barman del vecchio «Casoni» di Firenze. Io avevo vent’anni, e anche lui doveva averli, su per giù. Andavamo, noi “giovanottelli”, boriosi e squattrinati, al vecchio «Casoni», che poi divenne «Giacosa», per l’«americano», l’aperitivo di gran moda. Con qualche soldo rubato in casa, ci davamo delle arie, chiedendo «un americano».
Fosco capiva benissimo che la nostra situazione finanziaria si reggeva sul piccolo furto domestico: ma faceva finta di non capirlo e ci serviva l'”americano” con la stessa riguardosa e’ premurosa deferenza con cui lo serviva, per esempio, al conte Camillo Negroni, che era uno dei “soci” più illustri del locale.
Caro Fosco, che rivedrò domattina, dopo più di quarant’anni, a Saint Vincent, per il convegno dei barmen. Siamo vecchiucci tutti e due, ma non importa. Di me, egli ha il diritto di non conoscere nulla: io ho il dovere di conoscere tutto di lui. Io non sono un personaggio: Fosco, sì, lo è.
Mi sarei immaginato, allora, sciocco ragazzo, che egli, la mia stessa età, mentre io rubacchiavo in casa i soldi per l'”americano” tesseva il filo della propria storia, e un bel giorno me l’avrebbe collocata dinanzi a Saint Vincent, con la stessa riguardosa e premurosa deferenza con cui mi collocava dinanzi l’aperitivo al banco del “Casoni”? Il, filo della sua storia era così tenue, che quasi mi stupisco di averlo scoperto solo adesso e di averlo scoperto perchè mi ha detto come stavano le cose Angelo Zola, il presidente dell’associazione dei barmen.
Noi ordinavamo a Fosco un “americano” e ci sentivamo qualcuno per il semplice fatto di berlo accanto al conte Camillo Negroni. Ecco l’errore. Ignoravamo come il conte Camillo Negroni aveva preso accordi precisi con Fosco, perchè nel suo «americano» venissero aggiunte alcune gocce di “gin”. Il “Negroni”, il famoso “Negroni”, è nato così, sotto gli occhi di un giovanottello borioso e squattrinato di più di quarant’anni fa.
Ventiquattro ricette
Il giovanottello aveva già lasciato Firenze da tempo, quando i nobili clienti del vecchio bar cominciarono a chiedere a Fosco un «americano» come quello del conte Negroni. Si dipanava il tenue filo della storia di Fosco, che è stato il primo preparatore del più celebre cocktail del mondo. Fosco arriva domattina da Firenze.
Se non mi sbaglio è la prima volta che partecipa ad un convegno di barmen. Aggiungo, per la cronaca, che si chiama Fosco Scarselli, ma nel suo mondo è conosciuto come Fosco del «Casoni». Ci ritroviamo dopo più di quarant’anni; egli, il vincitore, io, lo sconfitto.
Altri articoli inerenti all’evento organizzato nel 1962
1962 – “Gente”, Novembre
“Il Cocktail dell’anno ha il sapore dell’atomo”
[…] Scarselli è un fiorentino di razza, un tipo che divora consonanti come una macchina. Quarant’anni fa lavorava al vecchio “Casoni” di Firenze, un caffè frequentato dalla migliore aristocrazia toscana e dai turisti anglo-americani. Era di gran moda, a quei tempi, bere l'”americano”.
Beveva l’americano anche il conte Camillo Negroni, ma lo voleva un po’ più robusto. lo gli aggiungevo qualche goccia d’amaro. Il conte era un gran bevitore. C’erano dei giorni che riusciva a inghiottire anche quaranta drinks, eppure non lo vidi mai ubriaco. La sua abitudine di aggiungere qualche goccia di amaro all’americano a poco a poco contagio gli altri clienti. Venivano da me e mi chiedevano un cocktail come quello del conte.
Poi, dopo un po’ cominciarono a dire soltanto: un Negroni. Ecco come nacque la famosa mistura […]
1962 – “La Stampa Sera”, 16 Novembre
“Quattromila barzellette testimoniano che i barmen italiani sono spiritosi“
[…] La seconda rettifica è di carattere storico. Il conte Antonio Spalletti ci prega di mettere i puntini sugli “I” a proposito di un cocktail che va sotto il nome di Negroni.
Nel 1919-‘20 era molto di moda il cosiddetto “americano” composto di Campari e di vermut Cinzano. Il barman “Fosco” del bar Casoni di Firenze, aggiunse, una certa quantità di gin con una scorza di limone ghiaccio e selz. La novità piacque molto al conte Camillo Negroni che se ne fece propagandista tra gli amici. E questi andavano da Fosco dicendo : “Ci dia l’americano che beve il conte Negroni”. Poi, più brevemente, “un Negroni”. Di li il cocktail sembrò essere nato da Negroni. […]
L’equivoco perdura. Il Negroni è morto, Fosco vive, ma non fece brevettare la sua trovata e non gli resta che questa magra consolazione di un riconoscimento leale.
Queste, a mio avviso, sono le testimonianze più importanti lasciate nel tempo riguardo al mix di Vermouth, Bitter e Gin.
Documentazioni che, in passato, hanno sollevato molte domande tra i bartender, spesso a causa della scarsità di informazioni disponibili, come ho già accennato in precedenza.
Timeline della ricetta del Negroni
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’usanza di miscelare Vermouth, amaro e seltz era ormai consolidata in Italia, come documentano diverse pubblicazioni e quotidiani dell’epoca.
Questa abitudine si concretizzò in Italia sotto il nome di “Americano Cocktail”, una moda importata dagli Stati Uniti, come testimoniato nel 1907 da Arnaldo Stucchi nel suo testo Il Vermouth di Torino.
Tra i primi prodotti “made in Italy” utilizzati nella miscelazione spicca il Fernet-Branca, considerato il primo ingrediente italiano documentato nei cocktail.
Di ciò troviamo conferma in due importanti ricettari: Méthode pour composer soi-même les Boissons Américaines di Emile Lefeuvre, pubblicato in Francia nel 1889, e Flowing Bowl di William Schmidt, pubblicato negli Stati Uniti nel 1891.
Queste ricette riflettono un’abitudine italiana già diffusa prima di queste date, confermando le radici storiche della miscelazione nel nostro paese.
1889 – “Méthode pour composer soi-même les Boissons Américaines” di Emile Lefeuvre
VERMOUTH DE TURIN AU FERNET BRANCA
1 verre à madère de vermouth de Turin, 1 verre à liqueur de Fernet-Branca. Remplissez le verre avec glace pilée et eau de seltz.
Cette boisson est l’apéritif préféré en Italie.
1891 – “Flowing Bowl” di William Schmidt
APPETIZER À L’ITALIENNE
⅔ of vino vermouth, ⅓ of Fernet branca, 1 dash of absinthe, 2 dashes of gum.
A little ice in the glass, stir well, strain, and serve.
L’APPETIT
A whiskey-glass, 2 lumps of ice, ⅔ of vino vermouth, ⅓ of Fernet branca, 1 slice of orange.
This drink is much en vogue among southern Europeans.
Negli Stati Uniti, il Fernet-Branca era già noto come un ingrediente utilizzato nelle bevande miscelate, come confermano alcuni articoli pubblicati su testate giornalistiche dell’epoca.
1902 – “L’Italia”, 6 Febbraio
“Non solo gl’italiani residenti in questo paese, ma altresì gli Americani stessi fanno uso di questo amaro, che è in special modo adatto per la preparazione dei “cocktails”.
Nel 1904 l’Azienda Campari iniziò a esportare i suoi prodotti negli Stati Uniti d’America cosi come ci confermano importati informazioni storiche di un tempo; consigliando il suo utilizzo con del Vermouth e seltz (un americano a tutti gli effetti) già nel 1907.
1904 – “Pacific Wine and Spirit Review”
Nel 1904, nella rivista Pacific Wine and Spirit Review, comparve una lettera inviata dalla Cerruti Mercantile Co., azienda che annunciava con entusiasmo la sua nomina come distributore generale sulla costa del Pacifico per il “Cordial and Bitter Campari” di Milano.
Nella comunicazione, la compagnia sottolineava la qualità e l’utilità di questi prodotti, dichiarando che erano destinati a rimanere sul mercato grazie al loro valore riconosciuto.
La lettera specificava che ogni bottiglia era accompagnata da una circolare contenente testimonianze di autorevoli medici che ne raccomandavano l’uso. La Cerruti Mercantile Co. si rivolgeva ai commercianti con l’invito a valutare attentamente questa opportunità, sottolineando come la vendita di questi prodotti potesse risultare vantaggiosa sia per loro stessi sia per i loro clienti.
Una nota Interessante si trova nel post scriptum, in cui si fornivano istruzioni pratiche per il consumo dei prodotti: il Cordial Campari veniva consigliato come liquore da servire dopo cena, mentre il Bitter Campari doveva essere utilizzato come l’Amer Picon, miscelato con seltz o con Vermouth.
Un dettaglio che evidenzia come, già all’epoca, il Bitter Campari fosse pensato per essere parte integrante di un mix, anticipando di fatto i successivi sviluppi nel mondo della miscelazione.
1907 – “L’Italia”, 24 Dicembre
“Campari Bitter con un pò di Vermouth italiano e seltz.”
1907 – “Il Vermouth di Torino” di Arnaldo Strucchi
VERMOUTH AL BITTER O AMERICANO
E’ detto americano, perchè negli Stati Uniti si ha l’usanza di bere il Vermouth mescolato con liquori amari e Gin formando una bibita chiamata « coktail ».
Molte e differenti fra loro possono essere queste preparazioni, a seconda del liquore Bitter che viene impiegato, essendovi di questo liquore innumerevoli qualità e con sapori diversi, con peraltro in tutte una base di amaro.”
1913 – “Lexikon der Getränke” di Hans Schönfeld e John Leybold
AMERICANO
In ein Limonadenglas gebe: 2 Stücke Eis, 2 Scheiben Citrone, 1 Spritzer Angostura, 1 Likörglas Fernet-Branca, 1 Cocktailglas ital. Vermouth, fülle auf mit Selterwasser.
1914 – “La Nuova Italia”, 1 Febbraio
APERITIVO – Quando chiedete Vermouth con Bitter (amaro) chiedete Vermouth con BITTER CAMPARI ovvero BITTER CAMPARI SELTZ.
1921 – Slogan registrato in prefettura a Milano l’11 luglio: “Il vero Americano esige il Campari”
Il mio pensiero a riguardo di queste prime pubblicazioni è che l’Azienda Campari abbia sicuramente intuito l’importanza delle bevande miscelate; sponsorizzando il più possibile il suo utilizzo.
Negli anni ’20 del ventesimo secolo l’azienda incominciò ad essere presente in diversi paesi; ma soprattutto in maniera massiccia nel mercato francese, pubblicizzando i suoi prodotti in diverse testate giornalistiche, sponsorizzando inoltre le prime competizioni di bevande miscelate e aprendo successivamente una succursale a Parigi in boulevard Haussmann.
In Francia dunque ci sarà un incremento di bevande miscelate con l’ingrediente “Bitter Campari”; alcuni ad oggi classici della miscelazione ed altri che ripercorreranno le stesse fattezze del mix in questione.
Prima di elencare testi e ricette, trovo interessante la pubblicazione di Piero Grandi intitolata Cocktails, stampata in Italia. Piero Grandi, barman di grande rilievo, fu uno dei fondatori e presidenti dell’AIBES (Associazione Italiana Barman e Sostenitori) e, successivamente, anche della IBA (International Bartenders Association).
Negli anni ’20 del XX secolo, Grandi pubblicò un ricettario che sembra essere stato stampato in almeno tre edizioni: la seconda nel 1926 e la terza nel 1927. Di particolare interesse è un’edizione unica del 1926, ritrovata dallo storico e barman Mauro Mahjoub, pubblicizzata dall’azienda Campari.
In questa edizione si trovano molte ricette che prevedono l’utilizzo dei prodotti della casa milanese.
Tra queste ricette è presente anche il noto “Americano Cocktail”, ma, curiosamente, non vi è alcuna traccia di un drink con il nome di “Negroni”.
Tra le tante ricette, alcune risulteranno curiose per gli stessi ingredienti del mix in questione.
1926 – “Cocktails” di Piero Grandi, edizione speciale Campari
AMERICANO
Un verre Vermouth italien, 1/2 verre Campari Bitter; remplissez avec Soda ou Perrier,
CAMPARI CARDINAL
Dans un verre à cocktail versez quelques gouttes de Bitter Campari, 1/3 de Gin, 1/3 de Vermouth italien, transversez le tout dans un grand verre et ajoutez de la glace. Puis, servez dans un verre à cocktail, en y ajoutez une giglée de jus de pelure de citron.
MARTINI COCKTAIL (Dry)
2/3 de Gin, 1/3 de Vermouth Français, quelques gouttes de Bitter Campari. Mélangez bien et versez dans un verre à Cocktail.
ZAZA COCKTAIL
2 gouttes de Campari Bitter, 1/3 de Nicholson Gin, 2/3 de Cinzano Vermouth Italien. Mélangez bien, versez dans un verre à Cocktail, servez avec un cherry.
Dunque, viene naturale pensare che il drink in questione, il “Negroni”, non fosse probabilmente ancora conosciuto o diffuso su tutto il territorio italiano.
Tuttavia, risultano curiose le ricette che cominciarono a emergere negli anni successivi in Francia, poiché, come si può verificare, in alcuni casi presentano una composizione molto simile a quella del “Negroni”. Un esempio significativo è il “Campari Mixte”, che analizzeremo nello specifico.
1927 – “Barflies and Cocktails” di Harry e Wynn
BOULEVARDIER
1/3 Campari, 1/3 Italian Vermouth, 1/3 Bourbon Whisky.
OLD PAL
1/3 Canadian Club, 1/3 Eyetalian Vermouth, 1/3 Campari.
1927 – “L’Heure du Cocktail” di Marcel Requien e Lucien Farnoux Reynaud
MUSSOLINI
1/2 Gin, 3/10 Vermouth italien, 2/10 Bitter Campari. Frapper à la timbale et exprimer un jus de citron. Communiqué par Charlie Castelloni. (Hermitage,Paris)
Questo drink sarà realizzato da Charlie Castellotti; barman di origine Italiane; conosciuto e apprezzato in Francia negli anni ’30 ricopri il suo ruolo da barman a Roma; città negli anni ’50 che diede impulso alla diffusione del “Negroni”.
1946 – “Chicago Sunday Tribune”, 12 Maggio
Rome Barkeep Well Known to Many Tourists By Seymour Korman
Nel maggio del 1946, il Chicago Sunday Tribune pubblicò un articolo scritto da Seymour Korman intitolato “Rome Barkeep Well Known to Many Tourists”, che raccontava la storia di Charlie Castellotti, un celebre bartender che lavorava al bar dell’Hotel Ambassador su Via Vittorio Veneto a Roma.
Charlie era una figura straordinaria, conosciuta da turisti di tutto il mondo per la sua abilità dietro al bancone e il suo carisma. Nel corso dei suoi 36 anni di carriera, aveva servito quasi un milione di drink, incontrando persone di ogni genere: dai grandi e celebri personaggi, ai semplici clienti abituali che si sentivano importanti ordinando il loro solito drink con un familiare “Preparami il solito, Charlie”.
Charlie non era solo un barman, ma un collezionista di legami. Aveva raccolto oltre 20.000 autografi in eleganti libri rilegati in pelle e, durante il periodo natalizio, inviava circa 7.000 biglietti d’auguri ai suoi contatti sparsi per il mondo, ricevendone altrettanti in cambio. Parlava quattro lingue – inglese, italiano, francese e tedesco – ed era noto per il suo caratteristico “Offro io!” in ciascuna di esse.
La carriera di Charlie iniziò nel 1910 al vecchio Knickerbocker Hotel di New York. Da allora aveva lavorato in alcune delle città più glamour d’Europa: Berlino, Londra, Bristol, Ostenda, St. Moritz, Nizza e Parigi, dove fu per 17 anni (dal 1916 al 1933) uno dei bartender più rinomati del prestigioso Claridge’s.
Descritta come una figura robusta, con capelli bianchi e un monocolo, Charlie preferiva non rivelare la sua età, limitandosi a dire che era abbastanza alto da raggiungere le bottiglie sugli scaffali più alti quando iniziò la sua carriera. Dal 1933 si era stabilito all’Hotel Ambassador di Roma, dove il suo talento e il suo fascino continuarono a lasciare un segno indelebile nella vita mondana della città.
1928 – “370 Recettes de Cocktails” di Jean Lupoiu
JULIO COCKTAIL
3 jets Bitter Campari, 1/6 Rossi, 1/6 Vermouth Cinzano, 2/3 Gin.
(Inventé par l’Auteur, en l’honneur de M. Haag, Directeur du journal l’Opinion).
1928 – “Recettes de Cocktails pour 1929” di J. Alimbau et E. Milhorat
MARTINI DRY
Dans un shaker, deux tiers de Gin, un tiers de Vermouth français, quelques gouttes de Campari. Mélanger et servir dans un verre à cocktail.
CAMPARI COCKTAIL
Dans une timbale, avec de la glace, 3 traits de Vermouth italien, 4 traits de Gin, demi-verre de Campari. Servir avec un zeste de citron.
CAMPARI MIXTE
Dans un shaker, avec de la glace en morceaux, un tiers de Campari, un tiers de Gin, un tiers de Vermouth italien bien mélangés et servir avec un zeste de citron.
CAMPARI CARDINAL
Dans un verre à cocktail, versez quelques gouttes de Campari, un tiers de Gin, un tiers de Vermouth italien. Transvasez le tout dans un grand verre à cocktail; ajoutez de la glace pilée et un zeste d’orange.
1929 – “Cocktails de Paris” di Rip
CAMPARINETTE
1/4 Campari, 1/4 Vermouth Italian Cora, 1/2 Gordon Gin
Servir avec un zeste de citron – Albert, du “Chatam”
CHARLIE PIE
1/2 Gordon Gin, 3/8 Vermouth Italien, 1/8 Campari
TUNNEL
3/10 Gordon’s dry Gin, 3/10 Vermouth francais, 2/10 Vermouth Cora, 2/10 Campari
Bob, du “Harry’s New York Bar”.
Grand Prix au Championnat des Barmen disputé à Paris le 2 février 1929.
1933 – “Caras y Caretas”, 7 Gennaio – Argentina
COCTEL
1/4 vaso Campari, 1/4 vaso Cárpano, 2 gotas de Old Ton.
1934 – “Cocktail Bill Boothby’s World Drinks and how to mix them” di William Boothby
Testo pubblicato negli Stati Uniti d’America; al suo interno possiamo trovare differenti bevande miscelate con l’utilizzo del Campari tra questi il “Camparinette”, “Old Pal” o il “Charley Pie”
1935 – “Diario de Madrid”, 4 Gennaio – Giornale Spagnolo
Cocktails de Diario de Madrid
“Prepárese en coctelera: Unos pedacitos de hielo picado, un cuarto de copita de gin Gordon, un cuarto de copita de vermut francés, un cuarto de copita de vermut de Cora y un cuarto de copita de vermut de Campari.
Agítese y sírvase en copa de cocktail.”
1935 – “La Liberté”, 12 Maggio
Nel maggio del 1935, il quotidiano francese La Liberté pubblicò un articolo che raccontava un cambiamento interessante nelle abitudini dei parigini. Fino a quel momento, sembrava impossibile che i francesi abbandonassero la loro tradizionale formula del “ventre à table”, ovvero il classico pasto consumato comodamente seduti. Tuttavia, un esperimento condotto a Parigi aveva ottenuto risultati così sorprendenti che molti ristoratori iniziavano a chiedersi se fosse il caso di rinnovare completamente i loro locali.
L’articolo descriveva l’Elite-Bar, situato al numero 7 di boulevard Haussmann, come un modello innovativo. Il bar presentava un lungo bancone a forma di “S”, davanti al quale si trovava una fila di sgabelli pensati per offrire ai clienti un’esperienza confortevole. Dietro il bancone, affabili barman preparavano un aperitivo speciale della casa, il cosiddetto “râpe… bouche”, una miscela di Vermouth francese, Campari e Gin.
Nel resto del locale si trovavano alte tavole rotonde circondate da altri sgabelli, creando un’atmosfera più informale e conviviale, che incoraggiava i clienti a godersi un’esperienza diversa rispetto alla tradizionale cena al tavolo.
1936 – “Mille Misture” di Elvezio Grassi
Elvezio Grassi, barman di origini italiane, pubblicò un importante manuale dedicato alle bevande miscelate, frutto di ricerche iniziate nel 1920.
Questo testo risulta particolarmente significativo per il cocktail “Americano” e include il “Tortoni Cocktail,” una specialità del Caffè Tortoni in Argentina, che presenta gli stessi ingredienti del mix in questione.
TORTONI COCKTAIL (AUTO COCK-TAIL)
(Specialità del Caffè Tortoni di Buenos Aires anno 1912).
Agitare nel shaker con ghiaccio : 40% Vermouth Torino, 10% Bitter Secrestat, 50% Dry Gin.
Servite con olive verdi.
Gli anni ’40 del XX secolo saranno altrettanto rilevanti dei decenni precedenti: la formula Vermouth, Bitter e Gin compare in vari ricettari di pubblicazione estera, come si può verificare in seguito.
Nel 1947, il nome “Negroni” farà la sua prima comparsa negli Stati Uniti, grazie all’esperienza dell’attore e regista Orson Welles a Roma durante la produzione del film Cagliostro.
Tuttavia, di maggiore rilevanza sarà la prima apparizione di una ricetta del “Negroni” in un ricettario pubblicato in Italia.
1940 – “Los Secretos del Cocktail” di Pedro Talavera
LANCIA COCKTAIL
En un gran vaso de cristal, unos pedacitos de hielo.
10 gotas de Bitter Campari, 1/2 copa de Vermouth Carpano, 1/2 ídem de Captain’s Gin.
Agítese bien y se pasa al vaso núm. 3, con una cereza.
MI COCKTAIL
En un gran vaso de cristal, unos pedacitos de hielo.
6 gotas de Bitter Campari, 1/3 copa de Vermouth Martini Rossi, 1/2 ídem de Captain’s Gin.
Agítese bien y se pasa al vaso núm. 3, con una certeza de limon.
1947 – “The Morning Herald”, 18 Dicembre
Nel dicembre del 1947, il Morning Herald riportò una curiosa osservazione di Orson Welles, impegnato a Roma nelle riprese del film Cagliostro.
In una lettera, Welles raccontava di aver scoperto un nuovo drink, il “Negroni”, descritto come una miscela di Gin, Vermouth italiano e Bitter Campari.
Con il suo consueto spirito ironico, Welles commentava: “I Bitter sono eccellenti per il fegato, mentre il Gin è pessimo per la salute. Si bilanciano a vicenda.”
1947 – “Cocktails Portfolio” di Amedeo Gandiglio e Ettore Sottsass
ASMARA O NEGRONI
Nel mixing-glass : qualche goccia di Bitter Campari – 2/3 Gordon Gin – 1/3 Vermouth Grassotti bianco – buccia d’arancia; scuotere bene e servite nel Cocktail-glass n. 8.
NEGRONI
Nel bicchiere da acqua : un pezzo di ghiaccio
1/3 Bitter Campari – 1/3 Vermouth Grassotti rosso – 1/3 Gin – 1 buccia d’arancia; servire con del selz.
Amedeo Gandiglio propone due ricette per il Negroni, di cui una particolarmente interessante per il nome: “Asmara”. Questo richiama la città dell’Eritrea, ex-colonia italiana durante il periodo fascista.
È interessante notare che un mix di Vermouth e Soda, noto come “Americano”, veniva già consumato nel club degli ufficiali delle milizie fasciste ad Asmara. Questo fatto è documentato da un articolo del giornale Evening Star del 1935, che testimonia la popolarità della bevanda in quel contesto.
1935 – “Evening Star”, 29 Settembre
Nel settembre del 1935, il quotidiano Evening Star descriveva Asmara come un centro nevralgico dell’attività militare italiana, con le sue strade animate da truppe e ufficiali in camicia nera.
Tra i luoghi più prestigiosi, il club degli ufficiali “Club House for Officers“, dove questi si rilassavano gustando antipasti e un drink molto apprezzato: una miscela di Vermouth e Soda, chiamata “Americano”.
1948 – “No Peace at All” di Dosoo Framjee Karaka
Nel 1948 troviamo un’ulteriore traccia storica che fa riferimento alla bevanda in questione, documentandone l’esistenza già nel 1945. Questa traccia proviene dal libro No Peace at All di Dosabhoy Framji Karaka, giornalista, scrittore e corrispondente di guerra di origini indiane, che nel 1948 pubblicò un resoconto sulla Seconda Guerra Mondiale in Europa.
Alla fine del 1944, Karaka partì dal Cairo per arrivare a Napoli e successivamente a Firenze nel 1945. Nei giorni trascorsi nella città, l’autore menziona un aperitivo chiamato “Negrone”, consumato in un locale denominato “Al Pozzo di Beatrice”, situato in via Tornabuoni.
1949 – “El Bar Evolucion y Arte del Cocktail” di J. Sanfeliu Brucart
NEGRONI COCKTAIL
1/4 de vermut italiano, 2/4 de Campari, 1/4 de Gin.
Gli anni ’50 rappresentarono il periodo di ascesa del “Negroni”, quando il mix di ingredienti iniziò a essere conosciuto e apprezzato da un pubblico non solo italiano ma soprattutto internazionale.
Non è un caso che questo decennio coincida con la rinascita economica dell’Italia, ricordata come il “miracolo economico italiano”, seguito dall’epoca della “Dolce Vita”.
Roma divenne il cuore pulsante di questa nuova era, con Via Veneto e i suoi lussuosi alberghi e locali che incarnavano il fulcro della vita mondana di quei tempi.
Nel 1950, il quotidiano Gazzetta del Popolo, fondato a Torino, pubblicò un articolo su una delle più esclusive strutture ricettive della Costa Azzurra: l’Hotel “Eden-Roc” di Cap d’Antibes, di proprietà dell’italiano Andrea Sella. Tra le righe, spicca una curiosa citazione: il barman astigiano “Cocito” ricordava di aver servito un “Negroni” al cardinale Pacelli nel lontano 1936, un dettaglio che aggiunge fascino e profondità alla storia del celebre cocktail.
1950 – “Gazzetta del Popolo”, 12 Agosto
“Un miliardo ogni metro sotto il sole di Cap d’Antibes
Il proprietario dell’Hòtel du Cap, un italiano, il comm. Andrea Sella
[…] l’attiguo “Pavillon” era gremito di gente per il cocktail e la colazione; l’appetito rendeva tutti allegri; i clienti erano disciplinati davanti al barman Cocito; bevevano per lo più vodka, e cocktails «Roose», «Manhattan»; e «Dry Martini» e «Negroni». Alcuni ragazzoni americani intonavano « Vodka Vodka» sul motivo dei battellieri del Volga, un po’ ironici. Il barman, che è astigiano, mi disse che al suo banco aveva servito nel 1936 all’allora cardinale Pacelli un « Negroni», in un ricevimento di diplomatici.”
1951 – “Bottoms Up” di Ted Saucier
NEGRONE (Italian apéritif)
Courtesy, Restaurant Marguery, New York City
1 jigger Seager’s imported gin, 1 jigger sweet Martini Rossi vermouth, 1 jigger Campari bitters, Ice
Stir, and serve very cold in cocktail glass. Add twist lime peel.
NEGRONI CAPRICCIO
Courtesy, Capriccio Restaurant, Rome
⅓ Gordon gin, ⅓ Campari bitters, ⅓ Cinzano vermouth (sweet)
Finish with a little seltzer, and serve in an old-fashioned glass with a lot of ice. Add twist orange peel.
NEGRONI DONEY
Courtesy, Doney Veneto Restaurant, Rome
⅓ jigger Doney gin, ⅔ jigger Doney bitters, ¼ jigger Carpano vermouth, ½ slice orange.
Serve with soda and ice in cocktail glass.
NEGRONI-RITZ OF PARIS
By Georges, The Ritz Bar, Paris
¼ jigger dry gin, ½ jigger Italian vermouth, ¼ jigger Campari bitters, Dash Angostura bitters, Ice
Shake well. Strain into old-fashioned glass with lump ice, half slice orange, half slice lemon, maraschino cherry.
Il libro Bottoms Up di Ted Saucier è stato il primo ricettario americano a includere il “Negroni”. Pubblicato negli anni ’50, il testo propone ben quattro varianti del drink, tra cui una suggerita dal “Doney”, uno dei principali locali mondani di Via Veneto a Roma.
Il “Doney” nacque originariamente a Firenze, in Via Tornabuoni, e successivamente aprì diverse succursali in altre città, tra cui Roma, diventando un punto di riferimento per la vita mondana dell’epoca.
1953 – “Mille Cocktails” (Seconda Edizione) di Elvezio Grassi
Negroni (Serie Coray).
Versare in un grande tumbler: ⅓ Dry gin, ⅓ Bitter Campari, ⅓ Vermouth Cinzano rosso, pezzi di ghiaccio, trancia arancio, Seltz a volontà.
1953 – “The UKBG guide to drinks” della United Kingdom Bartenders’ Guild
Negroni
1/3 Dry Gin, 1/3 Sweet Vermouth, 1/3 Campari Bitters.
Stir and Strain. Add Twist of Lemon Peel.
1956 – Eco di Biella, 2 Agosto
“Cosa si beve in città“
La fortuna del Negroni
“Tra quelli che bevono ancora alcoolici, la maggioranza chiede liquori secchi. Tra i cocktails (miscele) il preferito sembra il negroni, che sta diffondendosi su larga scala. Fortunio lo prepara in proporzioni di « 33×3 », cioè 1/3 di gin, 1/3 di bitter, 1/3 di vermouth, ghiaccio e scorza di limone.
— E’ importante, — osserva Fortunio, — che la buccia del limone sia « strizzata » e non solo tagliata. Altrimenti il pezzetto di scorza fa figura ma non dà nessun gusto. Nel «gin fix» invece occorre il succo del limone, aggiunto al gin e al vermouth dry (secco).
Una piccola riprova della fortuna crescente del Negroni si ha nel fatto che gli operai di laboratori elettro tecnici nei pressi di Fortunio lo hanno eletto a loro aperitivo straordinario.
La stessa fortuna del Negroni si trova in zone diverse della città, accompagnata al solito quadro generale: caffè, bibite gasate, e qualche liquore secco. Oltre al fattore abitudine e al peso che può avere l’iniziativa personale del barista, bisogna tenere in conto un altro fattore: prezzo anteguerra del caffè 60 centesimi la tazza; prezzo anteguerra di un aperitivo: da 70 a 90 centesimi, secondo la qualità; prezzi attuali: 45 lire il caffè, 90 l’aperitivo.”
1957 – “Cosmopolitan” luglio
When in Rome …
Nel luglio del 1957, Cosmopolitan racconta l’atmosfera vivace e cosmopolita della Via Veneto a Roma, epicentro della dolce vita. Qui, tra i tavolini all’aperto del celebre Doney’s, si ritrovavano i membri del jet set internazionale per gustare un aperitivo. Il Negroni era il re indiscusso: una miscela perfetta di un terzo di Vermouth dolce Cinzano, un terzo di Bitter Campari e un terzo di Gin.
Non lontano, Rosati’s attirava i patrizi romani, più inclini a whisky e soda o Scotch on the rocks. Interessante fu un breve periodo di scambio sociale tra i due locali: gli stranieri provarono Rosati’s, mentre i romani fecero visita a Doney’s. Tuttavia, la tregua mondana durò poco, e ognuno tornò alle proprie abitudini: i romani con il loro Scotch, i visitatori con i Negroni. Unico elemento condiviso tra le due élite? Il Fernet Branca, rimedio perfetto per le mattinate difficili.
1959 – “Gentlemen’s Quarterly” Marzo
BITTER CAMPARI
A unique well-balanced type of bitters. Popular in this country as a component of the Negroni Cocktail 1/3 Campari, 1/3 gin, 1/3 Italian vermouth. Sometimes taken straight in Italy, as an apéritif. You may like it better this way.
1956 – Pubblicità del Campari negli Stati Uniti d’America
Nella seconda metà degli anni ’50, l’azienda distributrice Austin Nichols & Co., importatrice del “Campari” negli Stati Uniti, iniziò a pubblicizzare il prodotto sulla rivista The New Yorker. Tra le modalità di consumo proposte, spiccava il “Negroni Cocktail”, contribuendo così a diffondere la fama del drink anche oltreoceano.
Conclusioni
Concludendo, sappiamo con certezza che esistono due importanti tracce che documentano l’esistenza del “Negroni” negli anni ’20 del XX secolo. Tuttavia, queste informazioni attestano la sua presenza ma non forniscono una ricetta precisa che ne definisca chiaramente la composizione.
Purtroppo, mentre in America, fin dagli albori delle bevande miscelate, ci si è preoccupati di documentare e tracciare uno degli aspetti più importanti della loro cultura, ovvero il “cocktail” (utilizzando questo termine in senso generico), in Italia ciò non è accaduto con la stessa attenzione.
Esempi simili al caso del “Negroni” si possono trovare anche per altre bevande come il “Milano-Torino” o lo “Spritz”.
Tuttavia, è certo che, già intorno alla seconda decade del Novecento, la combinazione di “Vermouth” e, in particolare, di “Bitter Campari” iniziò a essere elaborata, gettando le basi per quelle che sarebbero diventate le prime formule del futuro “Negroni”.
Buona miscelazione
Lucio Tucci
Abbiamo parlato di