Per anni l’aperitivo in Italia è stato sinonimo di un momento ben preciso della giornata: tra le 18:00 e le 21:00, subito dopo il lavoro e prima della cena.
Negli ultimi anni, però, questo rituale si è trasformato profondamente, diventando sempre più flessibile e meno legato a fasce orarie rigide. Le cause sono sono diverse, ma una delle più significative può essere ricondotta al fatto che i consumatori – soprattutto le nuove generazioni – cercano esperienze di socialità che possano avvenire in qualunque momento della giornata, dalla tarda mattinata fino al dopo cena.
Il fenomeno “Happy No Hour”: liberare il consumo dal tempo
La tendenza più evidente negli ultimi tempi è quella del cosiddetto “Happy No Hour”, un nuovo modo di vivere l’aperitivo che abbandona l’idea di un orario prestabilito.
Un’indagine condotta da Cocktail Sanpellegrino ha rivelato come, soprattutto durante l’estate, gli italiani amino concedersi un momento di relax e convivialità in qualsiasi momento della giornata: dalla tarda mattinata al pomeriggio inoltrato, fino ad arrivare al dopo cena.
Non più, quindi, un appuntamento obbligato tra le 18 e le 21, ma un’esperienza “on demand” che segue i ritmi personali e le esigenze di socialità.
Per i cocktail bar, questa trasformazione apre scenari interessanti: ampliare l’offerta su più fasce orarie significa diluire i picchi di affluenza e creare nuove occasioni di consumo, soprattutto in contesti urbani dove la pausa pranzo o il break pomeridiano possono diventare momenti perfetti per proporre drink creativi e abbinamenti food.
Orari prolungati e nuovi format: slunch e drunch in crescita
Accanto al classico aperitivo serale stanno prendendo piede format ibridi che spezzano la giornata in maniera diversa, come lo slunch (a metà strada tra snack e pranzo) o il drunch (fusione tra cena e brunch). Queste formule, nate per intercettare chi non si riconosce nei momenti di consumo tradizionali, stanno trovando spazio anche nei cocktail bar italiani, soprattutto nei centri urbani e nelle città universitarie.
Il vantaggio è duplice: da un lato permettono ai clienti di vivere l’esperienza del bere miscelato fuori dagli orari canonici, dall’altro consentono ai locali di distribuire meglio i flussi, riducendo la concentrazione esclusiva nelle ore serali.
In un mercato sempre più competitivo, differenziare l’offerta temporale diventa una leva strategica di marketing: un Negroni o uno Spritz proposto con piccoli assaggi gourmet alle 16:30, o un cocktail low alcol abbinato a un piatto leggero alle 22:30, possono trasformarsi in nuovi rituali capaci di fidelizzare target diversi e ampliare il fatturato complessivo.
Bar diurni e prossimità: il ritorno al locale di quartiere
Un altro segnale evidente del cambiamento riguarda la centralità dei bar diurni e dei locali di prossimità. Se i cocktail bar specializzati restano luoghi di riferimento per l’esperienza serale, negli ultimi anni molti consumatori hanno riscoperto il piacere di vivere il bar “sotto casa” anche in orari non canonici.
Secondo diverse analisi di mercato, quasi il 40% degli italiani frequenta bar diurni come primo punto di contatto con il mondo del fuori casa, un dato superiore alla media dei cocktail bar tradizionali.
Per i professionisti del settore, ciò significa ripensare il bar non solo come destinazione serale, ma come luogo di socialità distribuita durante l’intera giornata, sfruttando le fasce meno battute per proporre format e iniziative dedicate.
Il ruolo della Generazione Z nel rinnovamento degli orari
Se l’aperitivo è diventato “senza orari”, gran parte del merito va attribuito alla Generazione Z, che sta ridefinendo il modo di vivere i consumi fuori casa.
I più giovani, cresciuti con abitudini di socialità fluide e meno legate ai ritmi tradizionali, tendono a vivere il bar come un’estensione del proprio spazio quotidiano: un luogo dove incontrarsi a metà mattina, durante una pausa pomeridiana o in tarda serata, senza la necessità di un appuntamento prefissato.
Inoltre, questa fascia di pubblico predilige cocktail premium e innovativi rispetto alle classiche proposte di vino o birra, trasformando ogni occasione in un momento di sperimentazione.
Per i bartender, significa avere a che fare con clienti più esigenti, pronti a condividere l’esperienza sui social e ad alimentare il passaparola digitale. La Gen Z, dunque, non solo cambia gli orari di consumo, ma impone anche un nuovo linguaggio al settore: più dinamico, creativo e continuamente connesso.
Opportunità strategiche per i bar: come rispondere al cambiamento
Il mutamento negli orari di consumo non è solo una sfida organizzativa, ma una vera e propria opportunità di crescita. Ampliare la proposta al di fuori della fascia serale consente di intercettare nuovi pubblici e distribuire i flussi durante la giornata.
Alcuni locali hanno già iniziato a introdurre eventi tematici infrasettimanali, brunch miscelati, formule di happy hour anticipato o serate con cocktail low/no alcol dedicate a chi preferisce un consumo più leggero. In parallelo, il food pairing diventa uno strumento strategico: piccoli assaggi gourmet abbinati a cocktail studiati ad hoc aiutano a valorizzare anche le fasce meno frequentate.
Infine, la comunicazione gioca un ruolo centrale: sperimentare orari diversi significa raccontarli in maniera efficace sui social e nei canali digitali, creando curiosità e invitando i clienti a vivere il bar in momenti insoliti. In questo scenario, i professionisti che sapranno innovare sul piano degli orari diventeranno i veri pionieri della nuova cultura dell’aperitivo italiano.
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Pierpaolo
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