L’importanza di riconoscere il Flow nella tua vita

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Sicuramente la parola flow non ti è nuova. 

Potresti averla sentita in tema di musica, ma in realtà è ricca di accezioni e di significati che puoi tranquillamente approfondire nella barra di ricerca di Google.

Qui parleremo di qualcosa di molto più affascinante.

Ma partiamo dalla base: cos’è il Flow?

E’ l’esperienza ottimale, ovvero l’espressione con cui le persone descrivono lo stato della loro mente quando la coscienza è in ordine armonico e loro vogliono realizzare quello che stanno facendo per amore della cosa in sé.

Facciamo subito un esempio pratico.

Sono convinto che Giovanni, quando con il suo skate si butta giù da una rampa dopo l’altra, sperimenti esattamente quello stato in cui quello che sta facendo lo trascina avanti come per magia.

Sicuramente sarà capitato anche a te molte volte, probabilmente anche mentre lavoravi al bar o stavi cercando di creare il tuo ultimo drink o la tua nuova preparazione home-made.

Il motivo per cui durante un’esperienza di flow diventa possibile un’immedesimazione così completa è che di solito sono chiari gli obiettivi ed il feedback è immediato.

Un giocatore di tennis sa sempre cosa deve fare: respingere la palla nel campo dell’avversario.

Un bartender deve realizzare un drink o una preparazione che sia buona e, nel primo caso, anche bella.

Una delle dimensioni dell’esperienza del flow che viene nominata più spesso è che mentre è in corso si riescono a dimenticare gli aspetti più spiacevoli dell’esistenza.

Inoltre, spesso questa esperienza comprende un senso di controllo o, ancora meglio, non comporta la preoccupazione di perdere il controllo che è tipica di tante situazioni della vita normale.

Le attività che producono esperienza di flow, persino quelle apparentemente più rischiose, sono congegnate in modo da permettere a chi le pratica di sviluppare capacità sufficienti per ridurre il margine di errore il più vicino allo zero.

C’è poi un elemento, da mettere in evidenza, che scompare nella coscienza, perché nella vita normale gli prestiamo molta attenzione: noi stessi.

Infatti, durante il flow non c’è spazio per l’autoanalisi

Siccome le attività che danno soddisfazione hanno scopi chiari, regole fisse e sfide in linea con le capacità, le possibilità di minacce per il sé sono poche.

Durante queste attività, uno dei commenti più frequenti è che sembra il tempo non passi più come al solito. In poche parole, spesso pare che le ore durino minuti e, più in generale, che il tempo passi più in fretta.

L’elemento decisivo dell’esperienza ottimale è che è fine a sé stessa. Anche se inizialmente era stata intrapresa per altri motivi, l’attività in cui ci caliamo in pieno diventa la nostra ricompensa.

In pratica è un’attività completa in sé (autotelica), cioè che si pratica senza aspettarsi qualche vantaggio futuro, ma solo perché esercitarla è una ricompensa di per sé.

Qual è la differenza?

Quando un’esperienza porta in sé la sua ricompensa, la vita ha una giustificazione proprio nel presente e non è più ostaggio di un ipotetico vantaggio futuro.

Diverse ricerche, hanno dimostrato che tutte le attività che favoriscono il flow hanno in comune la stessa cosa: danno un senso di scoperta, una sensazione creativa  come se trasportassero le persone in una nuova realtà.

Quindi la chiave per le attività che favoriscono il flow sta nella crescita del sé.

Vuoi sapere perché?

La risposta è che non si prova soddisfazione facendo la stessa cosa allo stesso livello per molto tempo

Sopraggiungono la noia e la frustrazione e, a questo punto, il desiderio di arrivare ancora alla soddisfazione spinge ad accrescere le capacità o a scoprire dei campi nuovi in cui impiegarle.

Non è un caso che il Master Home Made cambi la vita a molti professionisti offrendo un vero salto di prospettiva. (A proposito a gennaio partono le nuove classi. Cliccando qui trovi tutto).

Vuoi un esempio ancora più incredibile?

Gli anziani di una tribù indiana della British Columbia decidevano che tutto il villaggio si doveva spostare e questi spostamenti si facevano ogni 25-30 anni. 

Tutti gli abitanti si trasferivano in qualche altra zona della terra dello Shushwap e là ritrovavano le sfide. 

C’erano nuovi corsi d’acqua da esplorare, nuove piste della selvaggina da scoprire e così la vita riacquistava il suo significato e valeva la pena di viverla. Tutti si sentivano ringiovaniti e sani.

Inoltre, per inciso, si permetteva alla risorse di una zona sfruttata di riformarsi dopo anni di raccolta. (Se ti interessa il tema della sostenibilità, dovresti leggere anche questo articolo).

Lo scopo del flow non è quindi  quello di cercare una cima o un’utopia, ma quello di continuare a divenire. 

Nel caso di un rocciatore, non si tratta di salire ma di un continuo divenire, cioè sale per tenere il divenire in movimento.

Il benessere interiore arriva in un momento ben preciso: quando le possibilità di azione percepite sono allo stesso livello delle capacità. 

Parlando di calcio, fare un 1 vs. 1 con Messi non darebbe grande benessere, vero?

Un’altra delle caratteristiche più universali e specifiche dell’esperienza ottimale è questa: ci si concentra così tanto su quello che si fa che l’attività diventa spontanea, quasi automatica.

In pratica, non si è più coscienti di sé stessi, in quanto distinti dall’azione che si sta svolgendo.

Ora sapresti riconoscere il flow nella tua vita?

Se vuoi parlare di una tua esperienza di flow, commenta sotto al post di Facebook sulla pagina di Cocktail Engineering o mandami un messaggio. 

Buona esperienza!
Pierpaolo

Autore

  • Pierpaolo Maggio

    Amo approfondire le cose. Ho una laurea in Giurisprudenza, una in Scienze dei Beni Culturali ed un Executive in Marketing alla Bocconi di Milano. Sono specializzato nel supportare la crescita di nuovi business: lo chiamano Growth Hacking e lo faccio per Vargros dal 2016. Nel 2020 sono entrato anche nel team di Giovanni Ceccarelli e di Drink Factory.